lunedì 25 luglio 2011

Incendio a Roma Tiburtina: la ferrovie invitano a non usare il treno

Domenica mattina alle 4 è divampato un forte incendio nella sala apparati della stazione di Roma Tiburtina, la notizia è passata in tutti i TG di ieri ed è su tutti i giornali di oggi. Le cause sono ancora sotto indagine, ma pare che si possa escutere il dolo (vedi anche comunicato ANSA). Le considerazioni che si possono fare sono tante, ed alcune sono già “espolse” sui blog che si occupano di mobilità.


Ieri si è scatenato il caos con ritardi di molte ore per i Frecciarossa: l’orgoglio delle ferrovie nazionali e nonché l’unico servizio a cui i dirigenti delle ferrovie stesse tengono. Tutto sommato questa volta ci è andata bene stamattina la circolazione dei treni per Milano e per Parma era regolare, tuttavia i problemi nella capitale rimangono: nonostante un tentativo di riorganizzazione, nelle stazioni di Piacenza e di Milano Centrale gli annunci audio invitavano gli utenti a pendere il terno per Roma solo se strettamente necessario! Invito ripreso anche da un comunicato ANSA.
Qualcuno si chiede se anche i pendolari che si recano ogni giorno a Roma debbano starsene a casa dal lavoro e chi paghi la giornata persa (Moretti). Un (non) pendolare ha pubblicato sul proprio blog la cronaca dei tentativi fatti per avere una risposta a questa domanda, ha provato a chiamare tutti, incuso Moretti (Mauro, non Nanni), ma senza risultato. Il racconto dettagliato si trova qui.
Altro tema interessante è quello affrontato da “in marcia” rivista autogestita dei macchinisti che esprime le proprie perplessità sulle priorità negli investimenti: si preferisce spendere soldi per realizzare stazioni dall’aspetto ultramoderno destinate a diventare centri commerciali piuttosto che spendere nella sicurezza antincendio degli impianti esistenti.
Non possiamo che condividere questa opinione: gli investimenti degli ultimi anni sono stati orientati ai costosi treni per pochi utenti disposti a spendere tanto mentre il traffico locale, quello di chi va a lavorare tutti i giorni, è lasciato all’abbandono.

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